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Spassoso e leggero, “Il Letto Ovale” ci ricorda, in fin dei conti, la morale di Collodi: le bugie hanno il naso lungo e le gambe corte.Prima o poi la verità esce fuori, ma quante risate prima che lo faccia. Forse anche dopo.
Gli attori, tra cui Matteo Vacca, Martina Zuccarello, Claudia Ferri, Elisa Pazi, Eleonora Santini, Walter Del Greco, Eric Bastianelli, Floriana Corlito e Alessandro Bevilacqua, sono stati elogiati per le loro interpretazioni brillanti che hanno portato vita a personaggi che giocano con la propria identità in un vortice di situazioni incalzanti, le cui soluzioni si sveleranno solo nel finale. Un aspetto che ha contribuito al successo dello spettacolo è stata la scenografia ben strutturata che ha permesso al pubblico di immergersi completamente nella trama, aumentando l’immersione e l’esperienza teatrale.
Ci si diverte ininterrottamente con una comicità quasi disarmante giocata sull’equivoco che, alimentato da imprevisti, diventa paradosso. D’effetto la scenografia che riesce a ricostruire sul palco i vari ambienti della casa consentendo, attraverso le molte porte presenti, un frenetico va e vieni dei vari personaggi. Da apprezzare l’impegno profuso da tutti gli attori, ma l’interpretazione della romagnola scrittrice di successo e dell’arredatore dandy, sono assolutamente memorabili. Finale rigorosamente a sorpresa.
Curata la regia di Nicola Pistoia che non ha voluto contaminare (italianizzare) eccessivamente le figure dei protagonisti. La costruzione della scena, infatti, è coerente con quanto previsto dal testo e da quanto dallo stesso ci si potrebbe attendere. Forse, si poteva osare un po’ di più sulle manie, fragilità e tic dei protagonisti. Commedia godibile. Da parte degli spettatori c’è la necessità di attenzione per percepire le sottili sfumature emotive proposte dal testo e restituite dagli attori.
Genuini e disinvolti, Vado e Stalteri personificano un intimo quadretto narrativo con personalità, primeggiando con una puntuale e perfetta dizione. Un solo ambiente scenografico, una stanza, ma non pochi i gesti e i movimenti: i due attori difatti sono abili nel ricreare, con corpo e giusti toni di voce, quel calore confidenziale che, nonostante la lontananza emotiva, si respira in ogni coppia duratura; come caloroso è anche lo scambio dialogico, contraddistinto da battute non ritmicamente e vivacemente farsesche, ma finemente, equilibratamente, umoristiche.
È uno spettacolo che offre tutto, risate, momenti di commozione e riflessione. Una storia vicina a tutti noi che ricorda quanto sia difficile mantenere vivo un matrimonio negli anni, soprattutto al giorno d’oggi, provando a trovare una soluzione per salvare qualcosa che apparentemente sembra al termine, ma che in realtà nasconde ancora piacevoli sorprese.
Rifiorisce la dolce intimità e la donazione totale al compagno di vita, elementi essenziali su cui si fonda un matrimonio, resi più attraenti ed efficaci dal sarcastico e brillante, graffiante, duello verbale, che non risparmia proditori colpi bassi figurati, reso umoristico e comico nei passi salienti dalla perfetta mano registica del veterano “ maestro” di palcoscenico Nicola Pistoia, a cui l’interpretazione di fine classe stilistica ed elegante, signorile, movimento e postura sulla scena dei due protagonisti Danila Stalteri e Massimiliano Vado, contribuisce pienamente per il successo della pièce.
L’opera è gradevolissima, molto fluida nello scorrimento, ma non per questo priva di significati sui quali non sarebbe male riflettere. Consigliata per un pubblico di ogni età.
Tutti gli attori impegnati sul palco recitano con grande disinvoltura e intensità, sorreggendo il peso della messinscena con un’apparente facilità che li lascia arrivare agli occhi del pubblico come interpreti di grande talento e perfettamente affiatati tra loro.
La scrittura di Andrea riesce invece a parlare di un momento buio della nostra storia con dolcezza e simpatia, ma senza dimenticare i momenti drammatici come quelli di via Tasso, delle incursioni aeree, i litigi tra i partigiani dell’ultima ora, o di quelli che si opposero da subito al regime; poi si ricordano i dissapori verso i soldati del Regio Esercito, considerati servi del regime, o quelli migrati nella Repubblica Sociale.
Rappresentazione molto divertente che strappa genuine risate al pubblico in sala che non può non ritrovarsi in qualche episodio narrato o in qualche disavventura rappresentata. I personaggio sembrano più una caricatura che persone reali, ma proprio per questo risultano simpatici e coinvolgenti.
Il ritmo è serrato grazie alle capacità di sei attori piuttosto vulcanici, tutti in grado di interagire tra loro in varie forme: talvolta la rievocazione di un ricordo si sovrappone al presente; in altri casi l'attenzione si sposta velocemente dallo studio all'enoteca, o viceversa; più raramente, la psicologa (una credibilissima Alessia Francescangeli), si rivolge agli astanti bucando la quarta parete.
Come fosse amore è uno spettacolo che regala due ore di spensieratezza e leggerezza, sostenuto da un cast molto vivace e ben integrato. La scenografia è multifunzionale, prestandosi ogni volta a diventare ambienti di azione diversi, a cominciare dalle scale che conducono allo studio della psicanalista, per passare allo spazio centrale che all’occorrenza può essere anticamera dello studio, oppure il locale bar di Luvigi, o, ancora, luogo scenico di passaggio tra un’azione e l’altra e per finire con la pedana rotante che ogni volta svela i comportamenti di Ettore con le varie protagoniste.
Uno spettacolo dai toni divertenti, situazioni incredibili, che vengono accompagnate da una colonna sonora, sempre presente. Gli attori sul palco, infatti, recitano con una compagna fedele, la musica, che aiuta ad enfatizzare ciò che dicono, fanno, provano. Non mancano stacchetti di ballo che le stesse attrici, che ne sono per la maggior parte protagoniste, fanno da sole o insieme. ed è anche un modo divertente di passare da una scena all’altra, di enfatizzare un concetto e di divertire.
“Casalinghi disperati” non è un trattato di sociologia. Potete sedervi tranquillamente in poltrona, quindi, perché assisterete a una spassosa commedia, scritta da Cinzia Berni e Guido Polito, prodotta da La Bilancia e diretta da Nicola Pistoia, che mette in scena in chiave umoristica la tematica dei padri separati
Sarebbe ingiusto identificare sbrigativamente Tiziana Foschi quale ex membro della Premiata Ditta (da lei fondata nel 1986 assieme a Roberto Ciufoli, Francesca Draghetti e Pino Insegno), sottraendole, così facendo, un talento attoriale di credibile valenza autonoma. L'attrice, con questo spettacolo a sua firma, dimostra chiaramente non soltanto di possedere capacità interpretative affrancate dal blasonato passato, ma anche di saperle amministrare e direzionare adeguatamente, palesando un vero e proprio contesto espressivo di stampo multi-disciplinare.
Gli attori in scena sono, in questa riedizione, una donna e quattro uomini, tutti con la loro spiccata ed ironica personalità. Personaggi in fondo genuini, a tratti volutamente marcati, esagerati, a volte al limite dell’eccesso, ma che rimanendo leggeri arricchiscono di gag, equivoci e ritmi vivaci la caotica storia che coinvolge tutti in un turbinio di scambi e di giochi con la propria sessualità. L’evoluzione porterà lo spettatore verso un finale che rimane… “senza finale”, in cui le parti si ribaltano in maniera plateale.
Il tema centrale della commedia è l’accettazione di sé, declinato in modo leggero ma continuo, ribadito da Katia, che prova a sempre a dire che non è importante l’aspetto ma come ci si sente dentro al proprio corpo. Si ride e si riflette, in una girandola di colori ed eventi comici. Speriamo di vedere presto anche il terzo capitolo della Trilogia della tecnologia di Annabella Calabrese e Daniele Esposito, curiosi di scoprire cosa altro possa succedere.
Ogni argomento è affrontato senza girarci troppo intorno, le verità - anche quella più intime - vengono messe in luce, ma con stile e leggerezza, senza creare disturbo, anzi esasperandone il lato comico dando così allo spettatore modo di riflettere mantenendo l'animo leggero.
Una commedia irresistibile adatta ad ogni età. Alessandro, Maurizio e Simone, con originalità e molta inventiva, fanno scoppiare fragorose risate nella sala piena del Teatro De’ Servi per questa riuscitissima prima replica. Bravi, divertenti, ciclonici, sballottano di continuo Valeria che si barcamena tra uno e l’altro con destrezza, dando sfogo a tutta la sua bravura ed innata simpatia.