con Alessandro Di Somma, Diego Migeni, Yaser Mohamed, Marco Zordan
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Con oltre 10 anni di repliche a Londra, vincitore del Premio Cerami 2016 come Miglior Spettacolo, Miglior attrice non protagonista Y.Mohamed, Miglior attore non protagonista A.Di Somma, Miglior Scenografia, Migliori Costumi.
Una pièce alla Fregoli: solo 4 attori, abili trasformisti, per ben 40 personaggi. Un quartetto affiatato –e come potrebbe funzionare altrimenti?- interpreta, anche contemporaneamente, buoni, cattivi, uomini, donne e persino oggetti inanimati. Un racconto serrato, incalzante e velocissimo, dalle pennellate noir, che si ispira alla pellicola girata nel 1935 dal maestro del brivido, Hitchcock. Gli ingredienti tipici del grande Alfred ci sono tutti: l’umorismo graffiante, l’alta tensione e la suspense. Ne vedremo delle belle tra intrighi, gag esilaranti, colpi di scena e citazioni cinematografiche… Un giù-la-maschera-su-la-maschera dai ritmi vertiginosi che lascia senza fiato e con il fiato sospeso.
RASSEGNA STAMPA DICONO DI NOI
39 scalini
I quattro attori hanno saputo portare in Italia questo spettacolo senza tradire le altissime aspettative, sono stati capaci di lasciare tutto il pubblico della prima del Martinitt a bocca spalancata per la loro bravura e per le tante risate.
... unisce la tradizione dei gialli e dei thriller inglesi a quel tipo di comicità slapstick, in cui c’è un humour perché tutto è fuori posto... nonostante la scenografia molto essenziale, lo spettacolo è incredibile perché le idee scenografiche diventano fondamentali...
Cattive Campagnie è famosa per i suoi spettacoli totalizzanti e, in questo caso, dove il giallo si mescola al mistero, si riveste contemporaneamente di situazioni al massimo della comicità: nei travestimenti, nei movimenti forsennati, nelle battute impreviste, grottesche e surreali, nello spostare velocemente oggetti, “interpretati” spesso anche dagli stessi attori.
I travestimenti si svolgono quasi sempre a vista, evidenziando la poliedricità e l’eccezionale versatilità degli attori, i quali, con maestria, coinvolgono l’intera platea già dalla prima battuta: sono i veri artefici del successo di questa commedia noir, talmente capaci da dissimulare il confine tra copione e improvvisazione.
Un vero e proprio viaggio su ruota panoramica dove si passa dall’alta tensione con colpi di pistola, alla comicità esplosiva grazie ad un sapiente lavoro di citazioni/parodia demenziali cinematografiche... Il pubblico viene continuamente coinvolto ed invitato ad interagire con gli attori, sollecitati a “rifinire” con l’immaginazione gli oggetti apparentemente improvvisati con cui il quartetto si deve arrangiare
Tra i punti forti vi è senza dubbio la scenografia, semplice quanto efficacie e capace di solleticare l’immaginazione dello spettatore con pochi oggetti e qualche ottima idea. Molto apprezzato anche l’uso della tecnica del teatro nel teatro come anche la frequente rottura della quarta parete. Buona anche la traduzione, capace di mantenere efficaci le gag, mentre la trama talvolta risulta forse eccessivamente alleggerita oppure sacrificata in favore degli sketch.
Prendi l'insuperata arte trasformistica d'un Leopoldo Fregoli e ponila in teatro. Cosa mai ne verrà fuori? Uno spettacolo divertente e brioso, capace di divertire e coinvolgere per due piacevoli ore che volano come nulla fosse.
I 39 scalini è una black comedy, ma anche un gioco: si esprime esattamente come i giochi dei bambini in cui la fantasia trasforma un oggetto in qualcosa di altro e assolutamente lontano dalla sua funzione primaria. Si basa su di una comicità intelligente e sottile e si regge sul ritmo che gli attori riescono a mantenere in scena tutto il tempo
Si svela un po’ il meccanismo teatrale, si gioca anche sugli errori degli attori e quindi si esce un po’ fuori dallo schema del classico, all’interno dello spettacolo c’è molta comicità. E anche l’idea di costruire con pochi oggetti tutta un’ambientazione che altrimenti non sarebbe mai stata proponibile in teatro.
L’illusione dichiarata della messa in scena diventa disillusione scenica ,la “magia teatrale” palesata con travestimenti a vista e soluzioni teatrali semplici ma di forte impatto permette al pubblico di divertirsi con gli attori.
Esilarante arrangiamento dello straordinario thriller del 1935 di Alfred Hitchcock, 39 scalini de Le Cattive Compagnie rappresenta allora un esempio di sana e rara artigianalità drammaturgica e, per questo e a suo modo, assolutamente imperdibile.
Questo spettacolo sembra gridare: date al teatro ciò che è del teatro. Restituisce oggettivamente al teatro l’essenza stessa del teatro: una storia, un teatro sventrato quasi senza scena o sovrastrutture inutili, attori duttili e bravissimi, e un regia ingegnosa.
In questa rappresentazione c’è tutto, anche ciò che si crederebbe impossibile su un palcoscenico teatrale: dallo humor squisitamente inglese alle gag in stile slapstik, dalle connotazioni noir tipiche delle spy story di Peter Cheyney a un aeroplano lanciato all’inseguimento.
Per la compagnia il testo ha rappresentato di sicuro una sfida allettante e irrinunciabile, nonché molto ambiziosa, ma si tratta di una sfida che, a nostro parere, sono riusciti a vincere, conquistando e catturando con la loro innata comicità l’attenzione del pubblico.
Attenta la regia di Leonardo Buttaroni e impeccabili come sempre le scenografie di Paolo Carbone, valido e affiatato il cast degli attori. Una corsa vertiginosa fino all’ultimo travestimento, dal ritmo narrativo incalzante soprattutto nel primo tempo e dall’umorismo graffiante
L’illusione è dichiarata e i travestimenti si svolgono a vista, lo spettatore viene coinvolto continuamente ad ammiccare alla capacità di adattamento degli interpreti. Le invenzioni sul palcoscenico sono effervescenti, esilaranti, indipendenti dal testo, a volte sembrano espedienti distaccati dall’evoluzione della storia e messe lì a bella posta per far divertire.
Si ride, e tanto. Si ride dal primo minuto fino all'ultimo. Si ride con garbo, perché non c'è mai volgarità, mai forzatura. Tutto è portato avanti in modo magistrale, intelligente, irriverente. La fantasia diventa realtà e l'immaginazione la fa da padrone. Irriverenti, citazionistici, perfetti esecutori di una comicità pura e semplice.
Il cast partecipa totalmente alla messinscena: collabora ai rapidi cambi scenografici, si veste e traveste sul palco, passa da un ruolo all’altro con apparente facilità e buona gestione dei tempi, caratterizzando i tanti personaggi con gestualità, posture, mimica facciale, dialetti e cadenze sempre diversi e interpretando anche più personaggi nella stessa scena.