Prosa
25 novembre - 14 dicembre 2008
La Giovine Italia
scritto e diretto da Marco Costa
con Maurizio Di Carmine, Roberta Fiorentini, Giulia Elettra Gorietti, Giulio Pampiglione, Luca Ward
Un giovane dottore viene assunto nel grottesco ospizio chiamato La Giovine Italia, dove un gruppo di irresistibili vecchietti e la trasgressiva infermiera Dafne, gli cambieranno la vita! Un’incantevole commedia ricca di sorprendenti colpi di scena, che con lucidità commovente ci svela perché l’Italia è un paese per vecchi.
In una vecchio ospizio gestito con allegra incuria dal fantomatico direttore Gildo Cacciapecora, un esercito di cigolanti anziani affronta la sua quotidiana battaglia per la vita con inesorabile ripetitività. Tra loro Pietro Vinciguerra, un ottantenne polemico, manesco e dissacrante che non riceve mai visite; Placido Ulivelli, un ultrasettantenne picchiatello da tutti chiamato Presidente poiché da sempre dichiara di essere il vero Silvio Berlusconi; e l’ottantenne ex attrice di avanspettacolo, varietà e film dimenticabili Gina “Mary Jane” Campopiano, una vedova multimilionaria assediata da uno stuolo di parenti serpenti.
Il lento scorrere delle loro giornate nella sala tv, scandite dai palinsesti delle reti Rai e Mediaset, viene sconvolto dall’arrivo del nuovo dottore, tale Francesco Buto, in sostituzione del precedente medico, stretto collaboratore del direttore Cacciapecora, arrestato per frode. Il nuovo dottore è un giovinotto robusto di 29 anni, d’origini padane, ambizioso e ordinato, sull’orlo del matrimonio che si celebrerà al termine della sua specializzazione in cardiologia. Il suo carattere autoritario e responsabile unito alla perizia da internista e cardiologo, ne fanno subito un bersaglio privilegiato per i degenti della casa di riposo che, abituati a trasgredire ogni regola comportamentale e alimentare, si scontrano con i suoi modi pignoli e allarmisti. Le sue intenzioni sono di responsabilizzare i degenti e riportare un’accettabile etica sanitaria a La Giovine Italia, ma il risultato è uno scontro frontale con l’intera casa di cura.
E non va certo meglio il rapporto che il caparbio, positivista dott. Buto stabilisce con Dafne, un’infermiera venticinquenne d’una bellezza minimale e selvaggia, con un passato turbolento alle spalle, fatto di incontri sbagliati, amori violenti e continue fughe.
All’apice dell’incomunicabilità tra lui e i pazienti, il dott. Buto ormai sull’orlo dell’esaurimento nervoso (dovuto ai continui scherzi e discussioni con gli impossibili anziani) chiede un immediato trasferimento che suo malgrado tarda ad arrivare. Quando però in un pomeriggio qualsiasi un vecchietto sta per soffocarsi con una mandorla salata, il suo intervento repentino sventa la tragedia rendendolo momentaneamente un eroe, dunque meritevole di una possibilità. Lentamente i rapporti iniziano a distendersi e il giovane dottore s’accorge dell’immane ricchezza custodita nella memoria di quei pazienti, nel loro coraggio di vivere nonostante tutto.
Il cuore dello spettacolo pulsa proprio qui, nello svelamento e confronto del proprio passato, delle scelte fatte o imposte dal destino, dalle occasioni mancate e dallo sperpero di tanta felicità.